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Centro Pastorale Missionario della Diocesi di Roma / In diocesi  / Insieme viviamo, insieme moriamo

Insieme viviamo, insieme moriamo

Testimonianza delle Suore Missionarie della Carità letta durante i Vespri per la pace in Siria e in Iraq, che si sono tenuti a Roma, presso la Chiesa di San Gregorio al Celio, il 26 maggio 2015. La preghiera è stata organizzata e promossa dal Centro Missionario Diocesano e dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e presieduta da Sua Em.za il Cardinale Peter Turkson.

 

Vorremmo condividere con voi la testimonianza delle nostre sorelle in Iraq, Siria e Yemen.

Nella nostra comunità a Bagdad le nostre 5 sorelle, insieme con i loro bambini portatori di handicap, si erano molto allarmate alla scioccante notizia dell’attacco dell’Isis nei villaggi vicini, massacrando gli innocenti senza distinzione di fede, giovani e vecchi, uomini e donne, malati, donne in stato di gravidanza. Tante sono state le vittime di quelle atrocità che gli uomini possono infliggere agli altri.

Le nostre sorelle scrivono: “Nel cuore della notte un altoparlante annuncia che l’Isis è alle porte e tutti fuggono, piangendo, brancolando nel buio, tenendo per mano i loro cari, nella speranza che ogni passo li possa li possa portare verso un luogo più sicuro. Offriamo loro il poco che abbiamo di cibo, abbigliamento, biancheria da letto, ma soprattutto la nostra presenza. Ascoltando le loro storie strazianti, piangendo con loro, soprattutto pregando con loro, cercando di portare sollievo alle sofferenze che li affliggono, fisicamente e spiritualmente. Poi arrivò la notizia che i terroristi erano a pochi chilometri da noi. Siamo corse in cappella e in ginocchio abbiamo chiesto al Signore: «Signore, dove andremo? Che cosa dobbiamo fare?» Continueremo a vivere la quotidianità della nostra vita come missionarie, lo spirito della nostra Congregazione: amorevole fiducia, abbandono totale e gioia, prendendoci cura dei bambini, lavando pulendo, dando da mangiare, giocando con loro. Le giornate sembravano trascorrere normali, nonostante la paura dell’attacco. Poi uno dei bambini più grandi, che non può camminare, con un linguaggio semplice dice: «Io sarò la vostra guardia del corpo per proteggervi da loro». Un altro, privo di mani e gambe, dice: «Non permetterò loro di entrare in questo luogo, non preoccupatevi, non abbiate paura, noi rimarremo e vi proteggeremo», guardando gli altri bambini che non possono nemmeno nutrirsi. Le loro parole furono la risposta alle nostre preghiere. La nostra Beata Madre Teresa diceva spesso: «Io voglio che voi sperimentiate la gioia del vostro abbandono e di vedere il volto di Gesù nei più poveri tra i poveri». Con i nostri bambini stiamo superando il terrore della guerra in Iraq. Loro non hanno nessuno, tranne noi, Gesù in noi; noi non abbiamo nessuno, tranne loro, Gesù in loro.

Ogni sera, quando le tenebre ricoprono la terra e torna il terrore della notte, dopo aver riportato i bambini a letto e rimboccato loro le coperte, ci inginocchiamo davanti al Santissimo Sacramento esposto, supplichiamo con il rosario nelle nostre mani, preghiamo e crediamo che una nuova alba sorgerà, un nuovo giorno in cui la Pace possa vivere in questo Paese”.

In Siria , dove abbiamo tre comunità. Damasco, Aleppo e Dwellah, le nostre sorelle vivono nella loro realtà quotidiana i bombardamenti, i missili che cadono sia di giorno che di notte. Continuano il loro lavoro quotidiano nella cura dei più poveri, visitando le famiglie, dando la massima assistenza possibile alle tante vittime della guerra.. Ad Aleppo la popolazione diminuisce giorno dopo giorno, perché le persone lasciano le loro case nella speranza di trovare la pace e vivere una vita normale. Le nostre sorelle sono rimaste con i loro poveri, condividendo la carenza di cibo, acqua, gas e luce con la popolazione locale. Quando i bombardamenti si fanno più forti, insieme con i loro poveri pregano il Rosario, implorando la protezione dal Cielo. Scrivono: “Dio non può far mancare la sua Provvidenza amorevole. Dal momento che le vittime della guerra e i rifugiati stanno aumentando, così anche noi abbiamo ampliato la nostra casa per ospitare più persone. La nostra casa sta diventando un piccolo villaggio, dove prendono riparo le persone più bisognose, i più poveri tra i poveri, ma la Provvidenza di Dio viene sempre in nostro aiuto: quando non abbiamo più verdura qualcuno bussa alla nostra porta e dona quello di cui abbiamo bisogno”.

Ventuno sorelle sono rimaste nello Yemen, ad Aden, Sanaa, Taiz e Hodeidah. Sono più o meno l’unica presenza cristiana nel Paese. I lavoratori stranieri sono fuggiti; i sacerdoti che assistevano le nostre comunità hanno lasciato il Paese, tutti tranne uno. I bombardamenti sono continui. Le suore continuano a prendersi cura dei molti poveri. Corrono e si nascondono dietro agli alberi del loro cortile per evitare le pallottole. L’acqua e il cibo sono scarsi, ma fanno esperienza di come Dio provveda inaspettatamente alle loro esigenze, sia di cibo che di medicine. Così scrivono: “Dio non può mai essere da meno in generosità fino a quando rimaniamo con Lui e con i suoi poveri. Quando i bombardamenti sono pesanti ci nascondiamo sotto le scale insieme e unite, insieme viviamo, insieme moriamo, con Gesù e Maria”.