Alienum phaedrum torquatos nec eu, vis detraxit periculis ex, nihil expetendis in mei. Mei an pericula euripidis, hinc partem.

Dal Nepal ad Amatrice

JAY NEPAL ONLUS – è nata a pochi giorni dal catastrofico sisma che ha colpito il Nepal il 25 aprile 2015.

Ad oggi vi operano più di 300 volontari, volutamente in maggioranza nepalesi, al fine di coinvolgere il popolo stesso in un’azione proattiva verso la rinascita del proprio Paese ed offrire quindi i mezzi e le competenze utili per un’autonoma crescita.

Nei primi mesi successivi al sisma l’azione dei volontari di JAY NEPAL è stata quella di fornire i beni di primissima necessità (acqua, cibo e medicine) ed attivarsi nelle operazioni di primo intervento (rimozione macerie e ricerca dei superstiti), poi costruire gli “shelter”, ovvero dei ripari sicuri da monsoni ed ulteriori scosse di terremoto. Ovunque necessitasse.

Bodgaun, questo il nome del villaggio situato a circa 70 km da Kathmandu, in cui non sarebbero mai arrivati né aiuti né soccorsi di alcun tipo, è abitato da una delle “caste” più povere ed abbandonate del Nepal, circa 2000 persone suddivise in 350 famiglie, con un altissimo tasso di analfabetismo, assenza totale di infrastrutture, scarsissimo livello di igiene, e basilari strumenti di sostentamento. Una terra speciale, un po’ ai confini del mondo ma con un paesaggio straordinario e una popolazione dal cuore d’oro.

Un gruppo di volontari italiani, formato da Emilia Autolitano, Domenico Santececca, Carolina Vittucci, Ilenia Gallina, Alessandro Ceresini, Eliana Virtuoso e Giuseppe Giangreco è a Bodgaun il 27 agosto, solo pochi giorni dopo il terremoto in Italia.

Molte le domande sul terremoto in Italia. Erano tutti molto preoccupati perché sapevano bene il significato di “terremoto”.

Raggiungere Bodgaun, specialmente ad agosto e settembre – periodo in cui ci sono i monsoni – , non è proprio facilissimo. Ma con lo spirito giusto diventa una avventura entusiasmante! Bisogna attraversare fiumi, risaie e ponti e molto spesso tutto a piedi! Ma è tutto bellissimo perché‚ quando poi si raggiunge il villaggio, tutti gli abitanti fanno festa e accolgono con quello che di più caro hanno: un piatto di riso!

E’ lì che JAY NEPAL ha iniziato a costruire una nuova scuola. Dopo il terremoto dell’aprile 2015 molti bambini sono rimasti orfani e spesso devono badare ai fratellini più piccoli.

E lì che un giorno, chiedendo prima il permesso al Preside – un omino che ogni mattina fa due ore di cammino per raggiungere la “scuola” esistente, i volontari dell’associazione italiana hanno voluto raccontare il terremoto di Amatrice proprio a loro che ben conoscevano questa esperienza.

Nonostante le difficoltà di un racconto fatto in inglese e poi tradotto nella lingua locale dai volontari nepalesi, le notizie sulle vicende del Centro Italia sono arrivate ai bambini con tutta la sua forza immaginifica.

Il Preside stesso ha poi chiesto a tutti i bambini di mandare un messaggio ai bambini italiani che stavano vivendo il loro stesso dramma: la perdita della casa, dei genitori, degli amici.

Ed ecco che improvvisamente stava prendendo forma un messaggio di solidarietà da bambino a bambino.

I loro messaggi si sono trasformati in colorati disegni in cui hanno rappresentato ciò che volevano.

Nella maggior parte dei disegni ci sono delle case. Case quasi perfette. Nulla a che vedere con le loro nella realtà.

Ma quelle, nell’immaginario, erano le loro case…come quelle dei bambini di Amatrice.

Così come le rappresentazioni della fontana con l’acqua. Questo inverno infatti a Bodgaun l’associazione italiana ha costruito una “pipeline”, una conduttura di acqua corrente che porta l’acqua al villaggio.

I volontari di JAY NEPAL si sono presi quindi l’impegno di portare questi disegni ai bambini della scuola di Amatrice. Era una promessa che andava mantenuta…..a tutti i costi!

“Haami garchau” che in nepalese vuol dire “lo facciamo noi” è il motto dell’associazione che ha voluto portare a compimento questa missione. Non si può tradire la promessa fatta ad un bambino!

Ed ecco finalmente arrivato il giorno!

Emilia e Carolina, volontarie di JAY NEPAL, cariche di emozioni, accompagnate da due amici, Cecilia e Gianfranco, superstiti del sisma del centro Italia, si fanno carico di mantenere la promessa.

Lì, dopo Papa Francesco e dopo Renzi! Con un piccolo-grande tesoro trasportato dentro una sacca di stoffa cucita in Nepal.

 

La nuova scuola provvisoria è tutta pulita e colorata! Sul piazzale antistante alcuni bambini giocano a pallone e dalle aule si sentono i bambini che schiamazzano. Per i bambini la scuola è vita!

Gli insegnati, preparati alla visita della delegazione, hanno spiegato agli scolaretti il motivo della sorpresa.

E’ stato quindi raccontata la storia dell’iniziativa, accompagnata dai saluti e dai messaggi di fratellanza inviati dai bambini nepalesi attraverso i disegni.

 

La partecipazione è stata intensa e così le dalle domande: dove si trova il Nepal? Loro ce le hanno le scarpe? Ma ce li hanno i colori? Ma nella loro scuola c’è il pavimento? Solo un bambino aveva già sentito nominare il Nepal: Alessandro, che addirittura sa che il Nepal è quel Paese dove c’è anche l’Himalaya! E lui un giorno ci andrà perché lo ha visto in un documentario in tv!

I volontari hanno poi distribuito tutti i disegni ed alcuni quaderni nepalesi fatti con la carta di riso.

La visita non avrebbe potuto concludersi senza un saluto al Sindaco che già conosceva l’iniziativa.

Persona di polso e grande umanità, Sergio Pirozzi, il primo cittadino di Amatrice, ha indossato il copricapo tipico dei nepalesi appena donato dalla delegazione dei volontari.

A lui è stata raccontata l’iniziative della raccolta che in Nepal è stata fatta in favore di Amatrice:

mille euro…..una cifra enorme per la gente di quel popolo così povero, ma generoso e solidale.

L’Italia, Amatrice, per una volta è stata sostenuta anche dalla generosità dei nepalesi. Un paradosso di amore.

L’augurio e l’impegno ora è che questo legame possa tramutarsi in qualcosa di duraturo, di un vero e proprio gemellaggio tra le due scuole, tra due paesi così lontani eppure così vicini, nel coraggio e nella forza della solidarietà.