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Lettera da Floresta Febbraio 2017

Da Don Paolo Boumis, missionario romano in Brasile:

Carissimi amici,

scusate il ritardo! Scrivo ora dopo due mesi, perché sono stato travolto dalle cose e non ho trovato il tempo e il modo di farmi sentire. Volevo innanzitutto ringraziarvi perché in molti mi avete scritto per avere notizie. È bello e gratificante sentire come per voi questo canale di comunicazione e di amicizia sia diventato una bella abitudine. Ve ne sono grato.

Oggi vorrei parlarvi di soldi. In questi due anni ne ho ricevuti molti, prima di tutto dalla Diocesi di Roma, e poi da tutti voi, in varie forme e con grande generosità. Queste offerte (più di 42.000 euro complessivamente) sono servite per molti scopi. Ho comprato la macchina con cui giro la parrocchia (una Volkswagen Fox) e ho aiutato due comunità a cavare o ripristinare i pozzi dell’acqua per l’agricoltura e l’allevamento. Inoltre ho fondato il gruppo scout “Escoteiros do São Francisco” e quindi ho dovuto comprare i materiali necessari (tende, zaini, uniformi) oltre a pagare i viaggi per la formazione dei capi. Qui i ragazzi vivono tutti o quasi al livello minimo prima della povertà: per questo abbiamo provveduto all’acquisto di tutto il necessario. Considerando che i partecipanti, tra ragazzi e adulti sono, attualmente, circa settanta, capite bene quanto tutto questo abbia un notevole costo. Ma è un progetto educativo fondamentale per le nuove generazioni di Itacuruba che sta riscuotendo molto successo. Tra qualche settimana apriremo il secondo branco di lupetti, perché le richieste sono troppe, grazie a Dio.

Nel testo biblico del Giubileo si parla di remissione dei debiti. Con l’aiuto ricevuto da tutti voi ho “rimesso i debiti” di due villaggi che avevano accumulato bollette enormi di energia elettrica e acqua trasportata per le cisterne (siamo al sesto anno senza pioggia). Questi debiti non sono stati onorati a causa proprio della siccità, essendo impossibile una minima produzione agricola o di allevamento che producesse un reddito sufficiente. Con i debiti saldati ricomincia la vita e il lavoro, anche se ci vorrà tempo e pazienza. Non finisce qui: ho comprato lampioni e tubi dell’acqua per la comunità più povera della parrocchia, che vive ancora in case di fango. Calcolate poi la benzina per 63.000 km, le riparazioni della macchina e le gomme, che si rovinano in fretta sulle strade di terra e fate presto il conto…

Ma le perle della vostra generosità sono alcuni interventi speciali: un grande acquisto di materiali per un centro di attività ludiche e educative per disabili e le varie visite ad un ragazzo, Edivanio, che vive su un materasso in terra, deformato dalla malattia ma sempre sorridente. Per lui non risparmio medicine, cibo e vestiti. Ho costruito una cappella (in muratura) in un villaggio che aveva visto cadere a pezzi la cappellina di fango costruita lo scorso anno: una grande festa. L’ultima cosa che ho fatto grazie a tutti voi, è la più triste: quattro volte ho dovuto riempire la macchina di riso, fagioli, latte per bambini e biscotti per un villaggio in cui i piccoli mangiavano ogni tre giorni… non voglio commentare. Insomma: la Provvidenza interviene con grande generosità attraverso il cuore buono di tutti voi. Per me e per la mia comunità è un’esperienza straordinaria, perché ogni giorno ci conferma che siamo sulla strada giusta. Per questo prego sempre perché il buon Dio continui a benedirvi e ricompensarvi per tanto amore dimostrato.

Metto nella cesta delle esperienze di questi due mesi anche l’accompagnamento di alcune adolescenti in gravidanza precoce (13, 14, 15 anni rispettivamente). È una realtà molto diffusa in questa terra. Le bambine sono trattate da principesse-bamboline dalle mamme (capelli curatissimi, vestiti, rossetto, orecchini) finché sono piccole. Poi la parola d’ordine è: “Arrangiati.” Nel momento in cui avrebbero più bisogno di consigli e presenza, sono abbandonate all’inesperienza e, purtroppo, a persone senza scrupoli, ben più grandi (alcuni anche sposati con figli) che ne fanno uso come proprietà privata. I risultati sono devastanti, anche se spesso “ammortizzati” dalle nonne che, di solito, alla fine aiutano molto nel crescere questi bambini. Tutto il contesto affettivo, della crescita e della maturazione delle ragazze è squilibrato e carente. La figura paterna è assente per il 90% dei casi o, al contrario, repressiva e autoritaria. L’esperienza che faccio nelle scuole, mettendomi a disposizione dei ragazzi per colloqui personali e consigli, è che per la grande maggior parte mi cercano ragazzine disorientate cui manca il papà. La figura maschile, accogliente e rassicurante e, allo stesso tempo, capace di indicare un cammino chiaro per il futuro è ciò che con semplicità posso offrire loro. Il frutto di tutto questo è il nascere fra noi di un’amicizia e una confidenza senza uguali. Fare il papà così è proprio bello. Ve lo assicuro.

Un grande abbraccio.

Don Paolo