Alienum phaedrum torquatos nec eu, vis detraxit periculis ex, nihil expetendis in mei. Mei an pericula euripidis, hinc partem.

Blog

Centro Pastorale Missionario della Diocesi di Roma / Dal mondo  / Don Paolo Boumis lettera da Floresta Natale 2015

Don Paolo Boumis lettera da Floresta Natale 2015

Carissimi,

Ho voluto aspettare che passasse il Natale per tornare a scrivere.

Questo mese di Dicembre, qui ad Itacuruba, si è caratterizzato soprattutto per la festa parrocchiale, dall’8 al 18, in onore della nostra Patrona Nossa Senhora do Ó. É un titolo antico, che viene dalla Spagna, di una devozione a Maria negli ultimi giorni in attesa della nascita di Gesù. Dal 17 al 24 Dicembre, infatti, nel breviario e nella Messa, si recitano le Antifone Maggiori, dette Antifone “O”, perché iniziano tutte con questa invocazione. Nel gregoriano erano cantate con una lunga linea musicale che esaltasse questo grido “O”. Infatti le antifone pre-natalizie esprimono lo stupore per la nascita e il grido di invocazione per la salvezza. Tutte le antifone chiamano Gesù con un titolo messianico e con un desiderio che venga presto a salvarci.

L’immagine di Nostra Signora della “O”, è quindi un segno di stupore gioioso per il Natale e di grido di speranza e fede: esattamente quello che la mia gente ha vissuto in questi giorni. Lo stupore dei bambini, felici di tanti abbracci e il grido dei poveri che hanno fame e sete, dopo 4 anni di siccità. Abbiamo festeggiato e gridato, atteso e pianto, ma alla fine la fedeltà di Dio non si è fatta attendere. Anche qui il Natale è arrivato.

La piazza della chiesa era stata addobbata “all’americana” da parte del comune, con luminarie rosse e verdi. Tutto perfetto, o quasi. La sera del 24, due ore prima della messa, una tempesta di vento ha buttato tutto all’aria, distruggendo le “cornici “ inutili di un quadro bellissimo. Sembrava una nuova Pentecoste, in cui il buon Dio ci stava ricordando che non sono le lucine a fare il vero Natale, né le distribuzioni di regali a pioggia da parte dei politici locali, ma il piccolo e indifeso bambino che è nato di nuovo, nella nostra povera chiesa, nella preghiera di un popolo semplice e nella gioia di ritrovarsi insieme. Un Natale bello, fatto anche di solidarietà: abbiamo raccolto viveri per circa 70 famiglie davvero senza neanche il pane quotidiano e abbiamo distribuito gioia e abbracci a molte persone. Un bellissimo, semplicissimo, poverissimo Natale della gente.

Il giorno di Natale abbiamo celebrato la Messa in quattro “grotte di Betlemme”, cioè quattro villaggi di gente povera e felice: Paulo Freire, Lealdade, Maria Preta e Coitè. Una chiesa di fango, una tettoia di paglia, una casetta sgarrupata e una chiesetta semplice. Lì abbiamo rivissuto l’Incarnazione del Verbo. Non sono mancati i pastori (quelli veri) che attendono la pioggia per avere vita e i bambini seduti per terra a sentire incantati la storia di Gesù Bambino.

In un villaggio, commentando il vangelo, ho chiesto loro: “Oggi che è Natale, dove sta Dio?” e una bimba mi ha risposto decisa: “No chão!” che significa “per terra, sul pavimento”. Ho pensato alla verità profetica di quella risposta… Padre Nostro che stavi nei cieli e adesso sei per terra, sul nostro pavimento….(il Litòstroto di Pilato, luogo del processo di Gesù, significa infatti “pavimento”….)

Spero che sia stato così anche per voi. Che sul nostro stesso pavimento di terra–madre possiate incontrare il vero Gesù bambino.

Un grande abbraccio e a presto.

Don Paolo