Alienum phaedrum torquatos nec eu, vis detraxit periculis ex, nihil expetendis in mei. Mei an pericula euripidis, hinc partem.

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Centro Pastorale Missionario della Diocesi di Roma / Dal mondo  / Lettere da Floresta di don Paolo Boumis

Lettere da Floresta di don Paolo Boumis

Lettera da Floresta – Novembre 2014

Carissimi amici,

con questa prima lettera, ascoltando il desiderio di molti di voi, vorrei iniziare a raccontare la mia esperienza missionaria qui a Floresta.

Come sapete, sono arrivato da circa un mese e sono qui nella casa del Vescovo, Don Gabriele Marchesi. Abitiamo nel centro diocesano di formazione, dove si alternano continuamente incontri, ritiri e corsi per tutte le realtà diocesane. Questo mi ha permesso, in poche settimane, di conoscere già molte persone impegnate nella vita della chiesa, tra cui i confratelli preti (circa una quindicina), molte suore, che vivono in pieno la pastorale delle parrocchie e tanti laici che donano vita alle varie comunità.

La regione abbracciata dalla diocesi di Floresta è per il 90% sertão cioè una natura aspra e arida, con vegetazione bassa, molti cactus e poche piogge. La maggior parte della popolazione vive concentrata in piccole cittadine che vanno dai 30.000 ai 6-7000 abitanti. Il resto invece vive nella campagna, allevando soprattutto capre e pecore e in alcuni casi, laddove è possibile un’irrigazione forzata, anche coltivando frutta e verdura. Chi ha la fortuna di abitare lungo il fiume, vive pescando con buoni risultati.

La povertà è abbastanza diffusa, soprattutto per la cronica mancanza d’acqua, ed anche per i pesanti interventi statali che negli anni ’70 hanno trasformato la regione, lungo il grande fiume São Francesco, con la costruzione di alcune dighe idroelettriche. Molte cittadine storiche sono state inondate, per cui la popolazione è stata trasferita in nuovi insediamenti, spesso vivendo solo di sussidi statali e perdendo i lavori tradizionali. La chiesa di qui vive tra due “poli”: da un lato la religiosità tradizionale, fatta soprattutto di culto di santi, novene, processioni, mentre dall’altro lo sforzo di costruire una chiesa fatta di comunità di base e di corresponsabilità laicale. Si cerca di conciliare queste due anime, alle volte con difficoltà, ma in generale con buona volontà da parte di tutti.

Sono stato accolto molto bene, ed ho partecipato all’assemblea diocesana, nella quale abbiamo fatto la verifica dell’anno trascorso e stilato il programma del Piano Pastorale per i prossimi tre anni. Le priorità scelte per la pastorale sono tre: la formazione biblica, la formazione permanente e missionaria dei laici, nei diversi ministeri e la celebrazione del giorno del Signore, con un accento particolare alla formazione liturgica. Io sono stato inserito in quattro equipes diocesane: quella di formazione biblica, quella di formazione permanente e missionaria, nell’equipe che prepara i sussidi per i vari momenti dell’anno liturgico e nell’equipe vocazionale.

In queste due settimane ho aiutato il parroco della cattedrale nelle confessioni dei bambini della Prima Eucaristia (circa 250 e dei ragazzi della Cresima (oltre 140). Ore e ore di ascolto di storie di bambini e bambine, ragazze e ragazzi, spesso segnati dal dolore, dalla violenza e dall’abuso… Un ministero di consolazione, per la maggior parte. Ne ringrazio il Signore.

Nel prossimo Dicembre mi trasferirò nella Parrocchia di Itacuruba, per sostituire il parroco, rimasto in Polonia per problemi di visto, nella festa parrocchiale e nel Natale. È la parrocchia nella quale poi resterò come parroco a partire dalla fine di Gennaio.

Sono sereno, la salute è buona, nonostante il caldo torrido di alcuni giorni, in cui si arriva a 44°. Le persone che ho incontrato finora mi hanno dato prova di una bella accoglienza, fraterna e calorosa. Spero di poter ricambiare. Sto progettando un viaggio per il prossimo anno, con il Centro Missionario di Roma, per portare qui, in Agosto, alcuni giovani a conoscere la realtà di questa chiesa bella, semplice e povera. Sto rivivendo le gioie della vita missionaria, anche se devo, per certi versi ricominciare da capo, perché ogni realtà è diversa e perché non si finisce mai di crescere. Ma il bello della missione è questo. Avere sempre le valigie pronte, possibilmente leggere, per seguire la chiamata di Dio, rinnovando la disponibilità a fare ciò che serve di più.

Prego molto per tutti voi, ogni mattina (ci si alza molto presto). Pregate anche voi per me.

Vi aspetto.

Don Paolo

 

Lettera da Floresta Dicembre 2014

Cari amici. Vorrei brevemente raccontarvi il mio Natale a Itacuruba: la notte del 24 messa semplice con la chiesa quasi piena. La mattina del 25 in giro per la campagna alla ricerca di due villaggi di cui mi avevano parlato, per organizzare una prima visita. Il pranzo dalle suore della parrocchia vicina (40 km). Poi, alle due del pomeriggio, in barca per risalire il fiume (tre quarti d’ora di navigazione) e raggiungere un’isola e celebrare un rapidissimo matrimonio con messa di Natale inclusa. Ritorno in barca. Poi 40 km per tornare a casa. Doccia. Cena. Macchina per 15 km nella campagna di notte per l’ultima messa in un villaggio di pescatori sulla riva del fiume.

Un Natale diverso, molto naif …. ma bellissimo!

P.S. Sto cercando di raccattare qualche euro per comprare una macchina un poco migliore dell’attuale UNO FIAT di 168.000 km che sto usando e che non è della parrocchia, per cui la devo restituire. Sono quasi alla meta. Se vi scappa qualche monetina, è tutto buono!

Vi amo.

Paolo

 

Lettera da Floresta Gennaio 2015

Carissimi amici e amiche,

questo Gennaio è stato pieno di cose belle e di alcune difficili, come sempre nella vita.

Comincio dalle cose difficili: ho dovuto celebrare il funerale di un bambino nato morto al settimo mese. Non si è capito molto bene cosa sia successo. Certamente, però deve essere mancato qualcosa nell’accompagnamento della mamma durante la gravidanza. La piccola cassa è stata portata in chiesa da quattro cuginetti. Qui ad Itacuruba, in una settimana ho avuto tre funerali. In tanti anni di Brasile, mai avevo visto questo. Nel Maranhão non era costume. Si andava direttamente al cimitero e poi si faceva la messa dopo una settimana. Qui no. Ho anche salutato nel Signore un papà di famiglia, purtroppo depresso, che è stato ritrovato dopo giorni di ricerca, in un giardino di una città vicina, morto di infarto. Un grande mistero. Ma sono qui ad accompagnare il dolore di questo popolo.

Ho anche cominciato a scoprire le magagne della politica locale, che per esempio lascia fuori dalla fornitura di acqua un villaggio solo perché gli abitanti si sono rifiutati di votare il sindaco vincente. La solita storia, solo che qui la vendetta politica si fa direttamente sulla pelle dei non-elettori che non si sono voluti dimostrare compiacenti e complici… e sui diritti fondamentali come l’accesso all’acqua potabile. Con il villaggio studieremo le forme di legittima rivendicazione per ottenere ciò che è giusto.

Notizie belle: oggi il Vescovo verrà a cresimare 15 ragazzi, che, speriamo, resteranno per cominciare il primo gruppo giovani. Come tutti i parroci del mondo, mi preoccupo molto del dopo-cresima…. All’inizio della messa, il Vescovo darà l’annuncio ufficiale della mia nomina a parroco e, seduta stante, faremo l’ingresso. Nella semplicità e senza tanta retorica. Mi consegnerà a questa gente buona e consegnerà la gente buona a me. Speriamo sia l’inizio di un lungo cammino di gioia e di Regno di Dio fra noi. I progetti sono tanti e nella prossima lettera ve li racconterò con più dettagli.

Ieri ho ritirato la macchina che ho potuto comprare grazie all’aiuto di tutti voi, in particolare gli amici di Santa Barbara, che mi hanno dato il loro concreto contributo in occasione della mia partenza. E’ piccola, robusta, economica e comoda quanto basta perché la mia schiena non protesti quando esco dall’asfalto per raggiungere i vari villaggi. Grazie di cuore a tutti.

A presto. Uniti nel Signore.

Don Paolo

benedizione del vescovo

cena con i catechisti nella casa parrocchiale

Cresime gennaio 2015

Cattedrale di Olinda - Copia