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Centro Pastorale Missionario della Diocesi di Roma / formazione  / Suor Eugenia Bonetti: “Le motivazioni di migrazione dei minori e la tratta”

Suor Eugenia Bonetti: “Le motivazioni di migrazione dei minori e la tratta”

Relazione di Suor Eugenia Bonetti in occasione dell’incontro di formazione del Centro Missionario Diocesano e Ufficio Migrantes di Roma, 20 gennaio 2018

 

“Le motivazioni di migrazione dei minori e la tratta”

Chi è il mio prossimo?

“Un dottore della legge, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto (Lc 10:29-37).

Alla domanda del dottore della legge Gesù non da’ una risposta teologica ed esauriente, offre bensì una parabola sconcertante e complessa, ma altrettanto chiara e sfidante, che capovolge elementi culturali, eliminando pregiudizi, condannando atteggiamenti e stimolando interventi. L’unica attenzione e preoccupazione per Gesù è la persona, ogni persona in qualsiasi situazione si trovi, perché la “persona” è il prossimo da amare e da soccorrere nel bisogno. Ma può essere ancora attuale, oggi, questa parabola e soprattutto la risposta che Gesù da’ a chi gli chiede ancora : “Chi è il mio prossimo?”

Se Gesù avesse voluto attualizzare questa parabola, oggi, forse avrebbe iniziato cosi: “Una giovane donna viaggiava dalla Nigeria verso l’Italia attraverso il deserto del Sahara e la lunga sosta in Libya, per poi procedere verso l’Italia su imbarcazioni fatiscenti e dopo aver pagato una notevole somma di denaro. Molto presto incappò nei trafficanti che la ingannarono, violentarono e derubarono della sua identità, dignità, legalità e libertà, lasciandola mezza morta”… Come avrebbe continuato Gesù il suo racconto? Come avrebbe interpretato e spiegato questa parabola attualizzandola in un contesto reale e odierno?

Analizzando personaggi, atteggiamenti ed interventi troviamo una chiara analogia tra ciò che Gesù proponeva ai suoi interlocutori con la parabola del Buon Samaritano e ciò che avviene, oggi, in un nuovo contesto, sulle strade delle nostre città e paesi, dove protagoniste sono particolarmente giovani Nigeriane. Purtroppo giunte in Sicilia, dopo aver affrontato e superato i pericoli e le fatiche del deserto e del mare, si trovano ad affrontare la realtà che le attendono: la schiavitù e lo sfruttamento del loro corpo.

Gli ultimi dati dall’OIM (organizzazione Internazionale delle Migrazioni) ci dicono che negli ultimi 24 mesi il numero delle giovanissime Nigeriane ha raggiunto quota 15.600. Moltissime sono minorenni, la maggior parte analfabeta, per cui facilmente ricattabili, e molte di loro violentate durante il viaggio e rimaste incinte.

Che cosa capita al loro arrivo in Italia? Dove finiscono? Chi le accoglie? Purtroppo per la maggioranza di loro, ben istruite dai loro trafficanti, maman e papponi fanno richiesta per ottenere lo status di rifugiato e poi, una volta identificate, vengono risucchiate dai trafficanti e inserite nel giro della prostituzione. Cambiano i volti, i nomi, le circostanze, ma la realtà di violenza sulla donna debole e indifesa non cambia, giacché tutti le possono usare, giacché in Italia la prostituzione non è ancora considerata reato come lo è in diversi Paesi del Nord Europa. Questo problema che sta distruggendo la vita di tante giovanissime donne straniere e che distrugge pure la vita di tante famiglie Italiane non è ancora stato preso in considerazione e quindi lo sfruttamento della donna debole e indifesa dilaga nel nostro Paese così detto Cristiano.

Che cosa si nasconde dietro a questo traffico di giovani africane/nigeriane? Certamente la richiesta di queste giovani destinate a rispondere al commercio di sesso a pagamento sta pur sempre alla base di una grande povertà sia per una sussistenza umana e dignitosa, come pure per mancanza di educazione e opportunità di lavoro. Purtroppo dobbiamo constatare con vergogna che nel 2018 esiste ancora una terribile disuguaglianza tra uomo e donna, tra paesi ricchi e paesi poveri. Infatti il volto della povertà, emarginazione, discriminazione e sfruttamento nel mondo, oggi è assunto dalle donne. E’ la donna che in molti Paesi deve pensare al sostentamento della famiglia, che soffre a causa della carestia e della scarsità d’acqua, delle guerre e lotte tribali; è lei che soffre per la mancanza di medicine e per il contagio di epidemie, che non può frequentare la scuola ed è esclusa da compiti di responsabilità; è lei che spesso è costretta a lasciare la propria patria per cercare altrove sicurezza e benessere per sé e per la famiglia; è ancora la donna che subisce atti di violenza domestica, in gran parte sessuali, ed è ancora lei che spesso è costretta a vendere il suo corpo – l’unica risorsa che possiede – per essere usato come oggetto di piacere e fonte di guadagno per altri. Ingannate, schiavizzate e gettate sui nostri marciapiedi o in locali notturni, “le prostitute” sono l’ennesimo esempio della ingiusta discriminazione imposta alle donne dalla nostra società.

Ma nel 2018 possiamo parlare ancora di schiavitù che pensavamo abolita da oltre due secoli con legislazioni appropriate sia in Europa che in America dove vivevano la maggior parte degli schiavi africani portati in America specie per sfruttamento lavorativo? La tratta di esseri umani infatti, è una delle peggiori schiavitù del XXI secolo e riguarda il mondo intero.

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) sono oltre 21 milioni le persone, spesso povere e vulnerabili, vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio, adozione illegale, servitù domestica, matrimonio forzato, maternità surrogata o utero in affitto e altre forme di sfruttamento. La tratta di esseri umani rende complessivamente 34 miliardi di dollari l’anno ed è il terzo “business” più redditizio, dopo il traffico di armi e di droga. Purtroppo la maggior parte di queste donne, ridotte in stato di schiavitù per l’uso e consumo di milioni di clienti Italiani – 90% cattolici -, provengono da paesi evangelizzati dai missionari, che tra queste popolazioni hanno condiviso fatiche e sofferenze per comunicare la fede cristiana, che è annuncio di speranza e libertà, dignità e giustizia, solidarietà ed emancipazione. Grossa sfida questa per la nostra società, per le nostre famiglie, ma anche per la Chiesa stessa. Quante coppie di sposi e altrettante famiglie sono distrutte da questa realtà, soprattutto quando il cliente si invaghisce di una di queste giovani con la scusa di toglierla dalla strada e liberarla dai trafficanti per cadere lui stesso in una terribile trappola di sottomissione e di potere su una persona debole e indifesa! Come la catena dello schiavo è formata da molti anelli, così è la catena di queste nuove schiave del ventunesimo secolo. Gli anelli hanno dei nomi e sono quelli delle vittime e della loro povertà, degli sfruttatori con i loro ingenti guadagni, dei clienti con le loro frustrazioni, della società con la sua opulenza e carenza di valori, dei governi con i loro sistemi di corruzione e di connivenze, della Chiesa e ogni cristiano, noi compresi, con il nostro silenzio e l’indifferenza. Quante volte Papa Francesco ha parlato della globalizzazione dell’indifferenza! E la nostra indifferenza diventa complicità con le nuove forme di schiavitù che distruggono letteralmente la vita e il futuro di tante donne del sud del mondo ma anche tanti consumatori del nord del mondo. Il danno di questa nuova e terribile forma di schiavitù è enorme e quindi richiede una altrettanta denuncia e lotta contro la criminalità organizzata che di fronte all’umiliante richiesta risponde con altrettanta crudeltà distruggendo la vita e il futuro di tante giovani povere e indifese. Questa rimane una delle sfide delle nostre comunità cristiane chiamate ad essere luce del mondo e sale della terra basate sul rispetto, fedeltà e accoglienza.

Conclusione: “Chi è il mio prossimo? Quale risposta darebbe oggi Gesù a chi gli rivolge ancora questa domanda? Vai fratello, vai sorella e lo scoprirai nella tua città, nella tua parrocchia, sulle nostre strade….. Va e anche tu sii un Samaritano contro i nuovi predoni del 2000 sulle strade delle nostre città e parrocchie.

Suor Eugenia Bonetti
Missionaria della Consolata

Presidente dell’Associazione “Slaves No More”  
slavesnomore@libero.it / www.slavesnomore.it

 

Riflessione sui minori non accompagnati

Un’attenzione particolare dobbiamo darla ai minori non accompagnati che sono preda di particolar i predoni, sia per lo sfruttamento sessuale minorile per le ragazzine come pure per il lavoro minorile dei ragazzini sfruttati per accattonaggio e lavorativo. Purtroppo siamo così abituati a sentire queste cifre, a vedere questi bambini che non ci facciamo più caso. Anche noi viviamo la globalizzazione dell’indifferenza.

 

MILANO – Si è aperto a Milano il Forum Nazionale “Proteggere, accogliere, crescere insieme. L’attuazione della nuova legge per i minori stranieri soli”, due giorni di approfondimento e confronto tra istituzioni, associazioni e giovani protagonisti della migrazione organizzato da “Save the Children” in collaborazione con il Comune di Milano La maggior parte dei minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese lo hanno raggiunto attraversando il Mediterraneo centrale. Tra chi arriva via mare in Italia, per cercare un futuro possibile, ci sono infatti sempre più minori soli e sono sempre più bambini e più vulnerabili. Tra gennaio 2011 e dicembre 2016 sono sbarcati in Italia 62.672 minori senza adulti di riferimento, provenienti principalmente da Eritrea, Egitto, Gambia, Somalia, Nigeria e Siria.

Il numero di pre-adolescenti cresciuto 6 volte. Il loro numero è cresciuto di 6 volte tra il 2011 (4.209) e il 2016 (25.846)[1], e, mentre la loro percentuale sul totale degli arrivi era il 6% nel 2011, l’anno scorso ben 1 migrante su 6 sbarcato sulle nostre coste era un minore solo. La loro presenza è un fenomeno strutturale, al quale troppo spesso si è data una risposta inadeguata, anche in considerazione di una crescente vulnerabilità legata all’età precoce e al genere. Anche se l’81% dei minori non accompagnati presenti a fine 2016 nelle strutture di accoglienza aveva tra i 16 e i 18 anni, si è assistito infatti ad un aumento progressivo della presenza di pre-adolescenti e bambini nella fascia 0-14 anni, passati da 698 nel 2012 a 2.050 nel 2016. Rispetto al genere, il numero complessivo delle minori sole accolte nel Paese si è quadruplicato tra il 2012 e il 2016, passando da 440 a 1.832 (il 7,6% del totale dei minori registrati a fine 2016), con una presenza crescente di minorenni nigeriane (717), a forte rischio di tratta per la prostituzione, ed eritree (440) [2], che raccontano di essere state in molti casi ripetutamente vittime di violenza sessuale.

I “minori invisibili”, quelli in transito. Una specifica vulnerabilità riguarda i minori per i quali l’Italia è un paese di transito, i cosiddetti minori “invisibili”, che avendo come meta altri paesi europei dove vivono già familiari o connazionali con cui sono in contatto, si rendono irreperibili al sistema di accoglienza formale e si riaffidano ai trafficanti correndo gravissimi rischi. Una situazione che tra il 2011 e il 2016 ha riguardato, secondo molti dei riscontri sul campo, la quasi totalità dei 22.586 minori soli di origine eritrea (11.251), somala (5.618), siriana (2.927) e afghana (2.790) arrivati in frontiera sud in Italia, e che si è aggravata nel 2016 con la maggiore chiusura rispetto all’accoglienza dei paesi confinanti alla frontiera nord, come confermano i 5.000 minori soli “riammessi” in Italia dalla Svizzera solo tra maggio e novembre. Nel caso degli 8.281 minori egiziani arrivati tra 2011 e 2016, con un’età sempre più precoce, tra i 14 e i 16 anni, ma anche 12 o 13, il rischio a cui sono maggiormente esposti nelle grandi città come Roma e Milano è quello dello sfruttamento nel lavoro nero, in attività illegali o nella prostituzione, a causa della necessità di restituire rapidamente ai trafficanti il debito di viaggio che grava sulle famiglie e di poterle aiutare economicamente.

 

VIDEO CONSIGLIATO:

Tratto da “Varchi di luce”, trasmesso da TV2000 il 3 gennaio scorso dal titolo: “Consolare gli afflitti. Ponte Galeria. Essere accanto”.

https://youtu.be/-kFJ9aoLM0Y (Pasqua 2017 a Ponte Galeria)