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Centro Pastorale Missionario della Diocesi di Roma / Dal mondo  / Don Saverio, la gioiosa fede del Sud America

Don Saverio, la gioiosa fede del Sud America

Sono passati 20 anni esatti da quando don Saverio arrivò in Brasile. Era il 15 gennaio del ’95 e quel giorno, il sacerdote fidei donum, partito da un paese di duemila abitanti in provincia di Potenza, pensò al suo vescovo: «Alla fine don Enzo mi ha preso in parola». Don Enzo è monsignor Enzo Dieci, allora vescovo ausiliare di Roma dove don Saverio Lipori si era formato entrando a 11 anni al Seminario Minore per poi essere ordinato sacerdote nel 1966. «Volevo andare in missione, partire per il Sud America, e ne parlai più volte con monsignor Dieci che, alla fine, cedette» ricorda, con un sorriso di riconoscenza. La sua è stata una vita fatta di partenze. La prima nel 1952, quando da Acerenza, suo paese d’origine, si spostò nella Capitale per gli studi. Qui divenne viceparroco ai Santi Protomartiri Romani, Santa Paola Romana al Trionfale per poi approdare a Casal de’ Pazzi, in periferia. «Ricordo ancora la capannetta dei muratori e la polvere che respiravamo ogni giorno». La parrocchia di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi l’ha vista nascere, don Saverio. È stato il parroco fondatore, vivendo le difficoltà dei primi anni e guidandola fino alla metà dei ’90, fino alla partenza che non si aspettava verso il Brasile, quella che lo avrebbe portato ancora una volta in periferia, ancora a fondare una parrocchia, quella di Santa Cruz a San Paolo. Un territorio di confine sul quale la diocesi di Guarulhos stava, in quegli anni, muovendo i primi passi sul lungo e delicato cammino dell’evangelizzazione. Lo scenario che si presentò agli occhi di don Saverio era simile a quello di Casal de’ Pazzi: i muratori, i cavi volanti, la chiesa in costruzione. Con il passare del tempo, «oltre alla chiesa abbiamo comprato terreni e costruito altre due cappelle sul territorio della parrocchia». In quegli anni erano 70mila gli abitanti che risiedevano sul territorio parrocchiale: «Sono i grandi numeri del Brasile; bisogna farci i conti ed essere in grado di entrare in punta di piedi in questi contesti tanto diversi dai nostri». La Chiesa brasiliana ha pochi parroci; oggi la diocesi di Guarulhos conta 50 sacerdoti su un milione e 300mila abitanti. Il numero dei brasiliani che si dichiarano cattolici continua a scendere; sono il 57 per cento della popolazione, mentre 50 anni fa erano oltre il 90 per cento. «Assistiamo quotidianamente all’avanzata delle confessioni evangeliche – confida don Saverio – tra i quali i neopentecostali che a Roma chiamano “sette”. È una parola che non mi piace, da loro possiamo imparare a vivere una fede meno devozionistica nel tentativo di puntare all’essenza del nostro essere cristiani». Oggi don Saverio si trova ancora in Brasile, nella parrocchia di Sant’Antonio accanto al giovane parroco José Wagner, con il quale, in questi giorni, è a Roma. «La prima cosa che José mi ha chiesto vedendo le grandi chiese di questa città – dice don Saverio – è stata: “riescono a riempirle ogni domenica”?». Ho risposto con un sorriso». La speranza, ha concluso il sacerdote, «è che un po’ di quella sana gioia della fede del Sud America si diffonda anche qui a Roma, così da trasformare le nostre chiese in luoghi dai quali partire e affrontare la missione più coraggiosa di tutte: parlare agli altri di Gesù Cristo».

articolo di Christian Giorgio, pubblicato su Romasette domenica 1° febbraio 2015